I Vampiri di una volta…
Alcuni classici della letteratura non perdono mai lo smalto. È il caso del romanzo Dracula di Bram Stoker, un sempreverde del genere gotico, che ha dato origine a numerosi adattamenti cinematografici e, più in generale, ha contribuito a creare un’icona del nostro immaginario collettivo. Tra rifacimenti, tentativi di identificazione storica e persino parodie, è facile che sia sfuggita ai più la vera essenza del romanzo, ancora comunque godibile a più di un secolo di distanza.
Chi non ha ancora letto Dracula rimane certamente stupito dalla natura dell’opera, che non è esattamente ciò che ci si aspetta dal principe delle gothic novels. Trattandosi, come detto, di un classico, si può tranquillamente sorvolare sulla sinossi e sull’analisi della trama e dello stile; vale la pena invece dedicare un certo spazio ad alcuni singolari aspetti. Colpisce innanzitutto la struttura: in parte epistolare, ma buona parte sotto forma di diario. È davvero ammirevole come la suspence degli eventi, ingrediente essenziale del genere, sia resa appieno nonostante l’espediente del diario, che sottintende una narrazione a posteriori. Altro sorprendente elemento è la limitata presenza dell’azione, anch’essa figlia della struttura a diario.
Conseguenza di ciò è dunque un romanzo che tematizza un eroismo a noi ormai estraneo, ancora quasi vittoriano, che magnifica l’integrità morale, ma anche l’intelligenza e la conoscenza. La sensazione è che l’opera si distacchi dall’atmosfera di dubbio e relativismo morale che lo avrebbe investito un ambiente successivo: gli eroi, che pure sono molti, sono luminosi, lucidi, d’intelletto più che di forza. Anche se si viene certamente coinvolti negli oscuri eventi, il lettore ha un’innata simpatia e fiducia in tali personaggi, normali e straordinari al tempo stesso.
Leggere il Dracula di Bram Stoker può dunque sorprendere oggi più di ieri, e nei casi più estremi può spingere alcuni di noi a coltivare l’affascinante usanza, sempre meno comune, di tenere un diario.